La Scrittura mi chiama, bussa alla mia porta socchiusa come un ospite cauto e gentile che vorrebbe farmi visita e sapere come sto.
Si è fatta bella per me: la immagino mentre si ritocca il rossetto davanti allo specchio dell’andito, si assesta i capelli con il palmo delle mani e sbottona un po’ il cappotto.
Allora oggi ho deciso di avvicinarmi all’uscio del mio mondo: appena apro la porta, si fa spazio una lingua di luce sul pavimento insieme a qualche foglia secca d’autunno portata dal vento.
E poi Lei, proprio lì davanti a me, entra e mi sento smascherata: è come se, vestita di parole non dette, varcando la mia porta, mi avesse scoperto un poco la spalla.
Allora la guardo mentre Lei mi guarda di rimando e sorridendo continua ad avvicinarsi mentre io indietreggio.
Mi toglie gli occhiali, mi scioglie i capelli, allenta il mio essere.
Mi arrendo, La amo.